Il Trans Pacific Partnership (Partenariato Trans-Pacifico) è una proposta di trattato tra 12 nazioni: Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore, Stati Uniti e Vietnam. In molti hanno criticato la riservatezza delle negoziazioni negli ultimi 5 anni e mezzo, ma il 4 ottobre 2015 le trattative sono terminate e tutti gli Stati membri hanno concordato, in linea di principio, un trattato il cui testo è stato reso pubblico il 5 novembre 2015 dai rappresentanti per il commercio degli Stati Uniti.
Questo trattato non è ancora stato convertito in legge da nessuno stato e potrebbe non esserlo mai. Ma il suo linguaggio e i suoi concetti potrebbero diventare legge in almeno alcuni dei 12 Stati membri, nonché in altre nazioni che volessero sottoscriverlo in futuro. Pertanto è importante che i fan capiscano l’impatto che le disposizioni sulla proprietà intellettuale in esso contenute avrebbero – o non avrebbero – sulle attività dei fan. Velevamo fornire queste informazioni adesso, mentre le nazioni stanno considerando se adottare il TPP, per dare ai fan l’opportunità di esaminarlo e commentarne l’adozione da parte del proprio governo, qualora lo desiderassero.
In quasi tutte le circostanze, il trattato richiede che gli Stati membri, per quanto riguarda la proprietà intellettuale, come minimo rafforzino le protezioni per i detentori dei diritti; agli Stati è concesso di adottare protezioni più restrittive di quelle incluse nel trattato. Spesso gli Stati membri hanno il permesso di fare delle eccezioni a protezione dei fan (e altri utenti o creatori di lavori derivati), ma ciò non viene mai imposto. Di conseguenza, nella proposta di trattato le protezioni per i detentori di diritti sono molto più forti delle protezioni per i fan. Il trattato presenta alcuni problemi significativi, argomentati di seguito, e non fornisce la tutela per i fan che avevamo sperato. Complessivamente, il trattato esporta le leggi sulla proprietà intellettuale degli Stati Uniti in altre 11 nazioni, avvicinando le leggi sulla proprietà intellettuale delle altre nazioni a quelle della loro controparte americana.
Di seguito alcuni settori in cui le modifiche legali potrebbero avere un impatto sulle attività dei fan nelle nazioni che firmeranno il trattato. In aggiunta alle disposizioni generali, abbiamo annotato alcune aree di particolare interesse per i fan che risiedono negli Stati Uniti, in Canada, in Cile o in Giappone. Continueremo a controllare per rilevare eventuali problemi relativi ad altri Stati membri.
1. Utilizzo leale e trattamento corretto
Il trattato incoraggia gli Stati membri ad avere “equilibrio” nella legge sul copyright, che quindi dovrebbe includere eccezioni alla violazione del copyright per utilizzo leale e trattamento corretto, ma invece non richiede che essi facciano nulla in particolare per proteggere utenti e creatori di lavori derivati. Per le nazioni che hanno già leggi sull’utilizzo leale e il trattamento corretto, il trattato non cambia nulla, quindi non sminuirà l’utilizzo leale negli Stati Uniti, né il trattamento corretto o l’“eccezione YouTube” in Canada. In generale, il trattato contiene molti termini che sottolineano il bisogno di equilibrio, ma mentre le disposizioni pro-protezione sono dei requisiti obbligatori, la maggior parte delle disposizioni che sostengono i diritti degli utenti sono appena suggerimenti. Ad esempio, il trattato prevede solo che le parti “tentino di ottenere un equilibrio appropriato nel proprio sistema di copyright e leggi correlate”, ma dà poche indicazioni su quale equilibrio le nazioni debbano giudicare “appropriato.”
Il trattato permette agli Stati membri di stabilire limitazioni o eccezioni al copyright che diano “la necessaria considerazione a scopi legittimi, compresi, ma non limitati a: critica; commento; giornalismo; insegnamento, borse di studio, ricerca e altri scopi simili; e facilitare l’accesso a lavori pubblicati da parte di persone non vedenti, ipovedenti, o altrimenti inabili alla lettura di stampe.” Questi sono tutti interessi che si allineano alle esistenti leggi di utilizzo leale e trattamento corretto e a molte attività dei fan. Ma il trattato non esige che gli Stati membri abbiano leggi sull’utilizzo leale e il trattamento corretto, e non dice nulla nemmeno su quanto fortemente i membri debbano provare a muoversi verso un equilibrio di copyright. Quindi il trattato non è necessariamente di un male per i fan, ma non è nemmeno necessariamente un miglioramento o un’espansione dei loro diritti.
2. Misure di protezione tecnologica e vidding
Il trattato richiede che gli Stati membri stabiliscano leggi “anti-elusione” che puniscano le persone che infrangono le “misure di protezione tecnologica” (ossia criptaggio o DRM) sui lavori protetti da copyright e quelle che creano gli strumenti per farlo. Prevede che la punizione per la violazione di queste leggi includa sanzioni sia civili sia penali in caso di violazione volontaria. Costringe inoltre gli Stati membri a rendere l’elusione illegale anche se non conduce a un’infrazione. Ciò è molto simile alla misura anti-elusione che esiste negli Stati Uniti ai sensi del Digital Millennium Copyright Act, ed è un male per i fan, esattamente per le stesse ragioni per cui lo sono le misure statunitensi. Per esempio, i vidder hanno bisogno di infrangere il criptaggio DRM sui DVD e le risorse video online per poter creare video in alta definizione.
Negli Stati Uniti, OTW ha lottato duramente e conquistato un’esenzione che permette ai vidder di infrangere il criptaggio di DVD, Blu-Ray e dei video online. Questa esenzione non viene messa a rischio dal trattato, dal momento che esso afferma che gli Stati membri “possono” creare eccezioni – come l’esenzione per il vidding – in quei casi in cui vi sia un “effettivo o probabile impatto avverso di queste misure sugli usi non violanti”. Il trattato non esige però che le nazioni integrino queste eccezioni o che adottino un sistema che crei e prosegua con queste eccezioni. Pertanto, gli Stati membri devono importare nei loro codici sul copyright le regole sul criptaggio, ma possono anche scegliere di non apportare alcuna eccezione, o possono scegliere il sistema inefficiente e gravoso che abbiamo negli Stati Uniti. Il trattato esige inoltre che, qualora le nazioni ritengano di dover fare eccezioni, considerino anche se i detentori di diritti hanno già preso misure che consentano usi non-violanti. Ciò significa che i detentori di diritti potrebbero provare a basarsi sullo “screen capture” e altre tecnologie simili sostenendo – falsamente – che queste permettano ai vidder di creare video senza decriptare gli originali.
3. Il pubblico dominio
Il pubblico dominio è l’universo di lavori non protetti dalla legge sulla proprietà intellettuale, o perché la protezione è decaduta oppure perché la legge non li ha mai protetti. Il pubblico dominio è importante per i fan in quanto rappresenta i lavori per i quali non devono affidarsi alle eccezioni, come l’uso leale o il trattamento corretto, per produrre lavori derivati. Il trattato afferma che le parti “riconoscono l’importanza di un pubblico dominio ricco e accessibile”, e “riconoscono l’importanza di materiali informativi… che assistano nell’identificazione dei contenuti che sono entrati a far parte del pubblico dominio”, ma non contiene alcun obbligo legale per i membri di identificare, preservare o promuovere un pubblico dominio consistente. Tutto ciò è deludente, ma sebbene il trattato non obblighi nessuna nazione a migliorare la situazione riguardo il pubblico dominio, non richiede neppure che le nazioni peggiorino le cose, fatta eccezione per la durata del copyright, che andiamo a descrivere.
4. Durata del copyright
Il trattato richiederebbe che i membri allunghino la protezione del copyright in modo che i lavori siano protetti per 70 anni dalla morte dell’autore o, per i lavori creati da anonimi, pseudonimi o enti societari, 70 anni dalla pubblicazione. Si tratta di un’estensione di 20 anni rispetto ai trattati precedenti, ma comunque più breve rispetto al copyright statunitense, che dura 70 anni dalla morte dell’autore, ma 95 o 120 anni nel caso di lavori creati da anonimi, pseudonimi o enti societari. In sostanza, questa estensione di 20 anni potrebbe non produrre una differenza sostanziale per molti lavori (è comunque un periodo di tempo estremamente lungo), ma significa comunque che ci vorrà più tempo prima che i lavori entrino a far parte del pubblico dominio, il che per i fan è un male. La buona notizia è che il trattato non obbligherà gli Stati membri a riportare il materiale sotto la protezione del copyright se questa è già decaduta.
5. Notifica-e-rimozione e privacy dei fan
Il trattato esige che gli Stati membri non ritengano in violazione quei fornitori di servizi internet (Internet Service Providers - ISP) che applicano un certo regime di notifica-e-rimozione, molto simile a quello creato dal Digital Millennium Copyright Act (“DMCA”). Esige inoltre che gli Stati membri stabiliscano delle procedure legali, come quelle del DMCA, grazie alle quali i detentori di diritti possano ottenere informazioni sull’identità dei presunti trasgressori in modo da poter applicare direttamente il copyright. Esistono alcune deroghe per nazioni come il Canada, che utilizza un sistema di “notifica-e-notifica”, e il Cile, dove agli ISP non viene richiesto di rimuovere i contenuti ove non vi sia un ordine giudiziario. Tuttavia, queste deroghe sono limitate agli Stati sopra menzionati: tutti gli altri sono legati ad un sistema simile a quello statunitense.
Sebbene il trattato includa qualche tutela per i fan, come le sanzioni per i detentori di diritti che emettano notifiche di rimozione errate, l’insieme resta comunque sbilanciato. Il trattato infatti permette, ma non esige, che gli Stati membri attivino una procedura di “contro-notifica” come quella del DMCA che consenta agli utenti di vedere ripristinato il proprio materiale in caso di rimozione erronea. Allo stesso modo permette, ma non esige, che sia attivato un sistema (simile a quello giapponese) in cui la verifica delle notifiche di rimozione è effettuata da un organo indipendente.
Le questioni relative alla privacy si intrecciano anche con le disposizioni del trattato riguardo i nomi dei domini Internet. Queste ultime infatti prescrivono che le nazioni forniscano “pubblico accesso online a un database affidabile e accurato delle informazioni di contatto” di coloro che hanno registrato un nome a dominio. Se da una parte questa misura danneggerebbe la privacy dei registranti, dall’altra ci sarebbero probabilmente dei modi per poterla aggirare. Per prima cosa, verrebbe applicata solo ai registranti delle nazioni che hanno sottoscritto il TPP; l’Unione Europea, la cui legislazione sulla privacy è molto rigorosa, potrebbe dunque tentare di bloccare l’accesso o la distribuzione di queste informazioni per i registranti di domini europei che sono anche residenti UE. Inoltre, questa disposizione potrebbe non impedire ai registranti di affidarsi a soluzioni che fanno uso di “intermediari” (come GoDaddy e Register-dot-com), che potrebbero immagazzinare le informazioni relative ai registranti nelle proprie banche dati, identificarsi come Domain Name Contacts (Contatti per il Dominio) e inoltrare le comunicazioni al registrante effettivo senza che la sua identità e i suoi recapiti vengano resi direttamente accessibili su internet.
6. Sa Infine, il trattatonzioni penali
stabilisce che ci siano sanzioni penali per i violatori del copyright. Non è una cosa del tutto nuova: molte nazioni, inclusi gli Stati Uniti, prevedono sanzioni penali per certi tipi di infrazione del copyright, alcune delle quali molto pesanti. Negli Stati Uniti tali sanzioni sono per lo più state riservate a operazioni di pirateria compiute su ampia scala. Ma il trattato prevede sanzioni penali molto più vaste, richiedendo che gli Stati membri stabiliscano delle sanzioni per ogni atto di infrazione volontaria del copyright “su scala commerciale”, anche se non effettuata a scopo di lucro, se l’infrazione ha un “impatto nocivo sostanziale sugli interessi del proprietario del copyright” nel mercato. Di fatto, va anche oltre: gli Stati membri devono consentire alle “autorità competenti” di intraprendere azioni legali per sanzioni penali anche senza la necessità di un reclamo ufficiale da parte di un privato o del detentore dei diritti. Il trattato pare, comunque, permettere agli Stati membri di limitare il potere delle “autorità competenti” per l’applicazione del copyright alle situazioni in cui vi sia un “impatto sull’abilità del detentore dei diritti di servirsi del lavoro sul mercato”.
Poiché i proprietari del copyright non si oppongono alla maggior parte delle attività dei fan, durante il processo di negoziazione del trattato l’idea che autorità diverse dai proprietari potessero applicare il copyright è stata una grave preoccupazione per molti fan. È stata oggetto di un’opposizione molto accesa soprattutto da parte dei fan giapponesi, preoccupati che il cosplay, doujinshi, e altre attività fandomiche divenissero soggetti alle già severe sanzioni penali per il copyright, sebbene i proprietari del copyright giapponesi abbiano da tempo acconsentito alla vendita su ampia scala di fanwork, e persino alla creazione di negozi che vendono soprattutto fanwork. La misura prevista dal trattato non è così dura come si era temuto, perché si applica solamente alle infrazioni che danneggiano l’abilità del detentore dei diritti a servirsi del proprio lavoro sul mercato. Il 5 ottobre, il governo giapponese ha rilasciato un riepilogo del TPP che conferma le eccezioni all’infrazione del copyright su scala non commerciale (non meglio specificata). In Giappone, alcuni hanno interpretato la cosa come un segno che le pressioni esercitate dalle organizzazioni fandomiche e dagli studiosi di diritto abbiano funzionato, e che il governo giapponese voglia proteggere i fanwork, presumibilmente perché riconosce il loro valore sociale e (soprattutto) economico in quanto fondamento della cultura manga del paese. Tuttavia, non è ancora chiaro come queste misure si rifletteranno sulle leggi giapponesi e delle altre nazioni. Resta ancora il timore che alcuni aspetti della cultura fandomica giapponese più facilmente interpretabili come “commerciali”, come i negozi di fanwork o i singoli fan che vendono un gran numero di copie dei loro lavori, possano finire nei guai. Pertanto ci saranno ancora degli sviluppi interessanti in Giappone. E per tutti gli Stati membri, non solo il Giappone, non è ancora chiaro perché il trattato debba poter mai permettere l’attuazione del copyright da parte di chi non lo detiene, ancora meno esigerla in una qualunque circostanza.
In ultima analisi, le sanzioni penali previste dal trattato non dovrebbero colpire i fanwork in un’economia di donazioni, né di lavori su commissione, poiché si applicano solamente alle infrazioni volontarie, e si applicano solo alle infrazioni “su scala commerciale” che hanno un “impatto nocivo sostanziale” sugli interessi del proprietario del copyright. Per la maggior parte dei fanwork, specialmente i fanwork trasformativi non commerciali su cui si concentra OTW, non è vera nessuna di queste tre cose, tanto meno tutte e tre. E nei paesi con leggi di utilizzo leale e di trattamento corretto, la maggioranza dei fanwork non commerciali non sono comunque in violazione, pertanto la presenza o meno di sanzioni penali non fa differenza. Ma le misure sulle sanzioni penali sono dure soprattutto per i fan di paesi in cui non è possibile affidarsi all’utilizzo leale o al trattamento corretto.
Se hai altre domande, il comitato Supporto Legale di OTW è sempre felice di rispondere a domande sul TPP o su altre questioni relative alle leggi sul fandom! Sentiti liber@ di contattarli all’indirizzo legal@transformativeworks.org.
Questo post è stato tradotto dai traduttori volontari di OTW. Per saperne di più sul nostro lavoro, visita la pagina di Traduzione su transformativeworks.org.